Si è svolta stamattina la “Giornata mondiale del Rifugiato” nell’ambito del Progetto SAI San Fulgenzio

Svoltasi stamattina nella sala consiliare del Comune di Quartu Sant’Elena la “Giornata mondiale del Rifugiato 2021” organizzata nell’ambito del Progetto SAI (Sistema accoglienza integrazione) San Fulgenzio di cui è titolare il Comune di Quartu Sant’Elena e che viene gestito dalla Caritas diocesana di Cagliari attraverso il suo braccio operativo la Fondazione Caritas San Saturnino.

A introdurre i lavori il direttore Caritas don Marco Lai che ha richiamato i messaggi del presidente Mattarella e di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato indetta dall’ONU, e ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa per «fare il punto su una situazione in cui la mobilità umana continua ad aumentare e in cui i diritti dei rifugiati continuano a essere calpestati in varie parti del mondo». Un tema che «interessa l’umanità intera – chi è chiamato ad accogliere e chi si sposta per motivi di persecuzione, crisi climatiche e conflitti – e che deve vedere coinvolta l’intera cittadinanza, la comunità civile ed ecclesiale».

Per capire l’importanza del fenomeno basta citare i dati dell’ultimo Rapporto annuale Global Trends UNHCR: nonostante la pandemia, nel 2020 il numero di persone costrette alla fuga a livello globale è salito a 82,4 milioni, con un aumento del 4 per cento rispetto all’anno precedente.

Proprio la crisi generata dalla pandemia ci sollecita ancora di più al dovere dell’accoglienza, come richiamato dal Sindaco Graziano Milia: «Di fronte al rischio di atteggiamenti, pensieri e volontà di chiusura, dobbiamo rilanciare con ancora più forza e convinzione l’integrazione, l’accoglienza e la tutela dei rifugiati che deve essere coltivata più di quanto veniva fatto prima». Ecco perché «anche più degli anni scorsi, e nonostante tutte le critiche che ci cadono addosso, andiamo avanti, perché è questa la strada giusta. Noi sappiamo quanto in questa parte del mondo, nel Mediterraneo occidentale, abbiamo bisogno di aprirci all’accoglienza, perché in gioco c’è la salvezza della nostra civiltà».

Il riferimento alla pandemia anche nei saluti dell’Arcivescovo mons. Giuseppe Baturi che ha ricordato come in questo periodo abbiamo conosciuto il valore della interdipendenza che per diventare solidarietà richiede la libertà di ciascuno che sceglie di aprirsi verso l’altro; ancora l’amore sociale, altra parola sollecitata da Papa Francesco, che introduce un cambiamento perché ci porta a far perno sulla storia individuale della persona e l’amicizia sociale, con tutti i soggetti che contribuiscono all’edificazione della società, convergendo in una prassi di amicizia affinché la persona sia guardata sempre con rispetto.

In questo quadro, il riferimento all’impegno nell’accoglienza portato avanti dalla città di Quartu Sant’Elena, ricordato da Marco Camboni, Assessore ai servizi sociali e politiche generazionali del Comune, «non soltanto a livello istituzionale, quindi solo di prassi, ma come “un’essenza della città”. Nell’approcciare questa dimensione lavorativa ho sempre pensato che si debba innanzitutto conoscere per comprendere, che sia necessario immedesimarsi. I nostri sforzi vanno in tale direzione. Credo molto in quello che può fare la politica in termini sociali, ovvero dare risposte efficaci. Perciò vorrei consigliare a questi ragazzi di andare dritti verso la meta, perché il loro, comunque si evolva, sarà un cammino costruito giorno per giorno, con l’accoglienza, la presa in carico da parte di una società attenta e una restituzione da parte loro. La loro riconoscenza sarà la nostra soddisfazione».

Tra i saluti anche quelli di Paola Dessì, Viceprefetto vicario di Cagliari, di Fabrizio Selis, Vicequestore, di Enzo Floridia, Presidente Commissione territoriale Cagliari, di Silvana Tilocca, Direttore Servizio prevenzione e promozione della Salute del Sud Sardegna, di Padre Stefano Messina, Direttore Ufficio diocesano Migrantes e don Alfredo Fadda, parroco di Sant’Elena; tra gli interventi quello di Massimo Pallottino (Caritas Italiana).

In Sardegna, al 31 maggio 2021, sono 629 gli ospiti accolti nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria) rispetto ai 988 dello scorso giugno; di questi, 354 quelli accolti nei 16 CAS della provincia prefettizia di Cagliari, 31 in quella di Nuoro, 215 in quella di Sassari, 29 in quella di Oristano.

L’impegno all’accoglienza e alla piena integrazione portato avanti dalla Caritas diocesana è stato descritto dai coordinatori del Progetto SAI San Fulgenzio e dei CAS Anna Puddu e Alessandro Cao. Attualmente sono 19 i beneficiari del Progetto SAI San Fulgenzio; 93 i migranti accolti nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria) Caritas Cagliari a fronte di 100 posti complessivi; alcuni proseguono il loro percorso nella seconda accoglienza (sette sono in attesa di essere trasferiti in progetti SAI specifici). Si lavora in rete con altre realtà formative e territoriali per garantire una reale inclusione: CPIA 1 Karalis, COSAS per l’alfabetizzazione, diverse realtà regionali tra cui ISFORCOOP; inoltre, una trentina i tirocini attivati nell’ambito del progetto Cumentzu, in cui gli ospiti Caritas sono coinvolti come partner di altre realtà formative; ancora, diversi progetti multiculturali.

Il valore aggiunto del fare rete come buona prassi è stato evidenziato anche dalla dirigente del settore politiche sociali e generazionali del Comune di Quartu Lorena Cordeddu. «Andando anche oltre al SAI, i Servizi sociali di Quartu vogliono assolutamente entrare in un’ottica di servizi di rete. Troppo spesso le azioni delle istituzioni, a tutti i livelli, le iniziative per sviluppare le competenze di questi ragazzi non si conoscono abbastanza. Ecco perché penso occorra rafforzare la rete per poterci dedicare di più alla centralità della persona. E a tal proposito abbiamo già lanciato delle proposte concrete, per le quali siamo in una fase di interlocuzione col ministero. Speriamo che i ragazzi del SAI possano in futuro dare una mano anche come supporto ai servizi comunali, concretizzando così il superamento dell’assistenza economica a vantaggio del potenziamento della rete con veri e propri tirocini».